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C’eri

C’eri
In ogni dolore
In ogni lacrima
In ogni paura
In ogni attesa
In ogni offesa
In ogni errore.
C’eri
Nello stillicidio delle ore
Nello smarrimento dell’anima
Nel tremore del cuore.
C’eri
Negli amori sbagliati
Negli abbandoni subiti
Nelle grida malate
Nella incompresa solitudine
Nel respiro veloce.
C’eri
in ogni sorriso strappato
In ogni  risata improvvisa
In ogni struggente emozione
In ogni speranza  delusa
In ogni sogno sognato
In ogni musica che ho amato
In ogni libro sottolineato.
C’eri
Nel freddo dell’inverno
Negli arancioni dell’autunno
Nei fiori della primavera
Nel sole prepotente dell’estate
Nella pioggia
Nella neve
Negli arcobaleni.
Sì. Tu c’eri
Nella mia inconsapevole forza
Nel mio sorriso mai ucciso
C’eri
perché io oggi ancora ci fossi.
C’eri
Perché ci fossimo noi.

Mano sul cuore

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Aspettavo
Da un tempo
Che ho ormai scordato
Sulla riva
Della mia vita.
Guardavo oltre,
Verso il buio
Dell’altra sponda.
Senza un perché.
Dentro la paura
L’incoercibile freddo
Ancora _forse_
La remota
Speranza
Di scorgere
Un tremolio di vita
Una luce,
Una fiammella.
Poi tu.
Mi hai preso la mano
L’hai poggiata sul tuo cuore
“Ascolta” _dicesti _
Ed è stata pace.

Ultima speranza

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Ho srotolato
Tappeti di margherite
E irrorato l’aria
Di profumo di primavera
Ho appeso il sole
E adornato il cielo
Di nuvole bianche
Ho acceso il suono
Di cinguettii felici
E un ventilatore
Per il fruscio del vento
Ho regalato
Mazzi di fragili soffioni
Da trasformare in desideri
Stasera tutto riporrò
In uno solido scrigno
Per farne dono a un bimbo
Ultimo cuore
Creatore di speranza.

IO Donna – 20 anni – Vent’anni nei tuoi occhi

http://20anni.iodonna.it/ventanni-nei-tuoi-occhi/500/

Per leggere aprire il link.

No…Non chiedetemi se esistono davvero questi occhi.
Esiste il sogno. Esiste la speranza che da qualche parte esistano.
#ioho20anni

P.s
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E grazie ❤

Tra sogno e realtà

E poi arriva qualcuno che ti fa un regalo. Un’idea cui neanche avevi pensato e che trovi bellissima.
E che chissà…magari può diventare qualcosa di concreto.
Comunque il regalo di un piccolo sogno e della speranza che una passione scoperta da poco possa diventare qualcosa di più importante.
E ci sono regali più grandi della speranza? Della fiducia ? Della stima?
Un regalo bellissimo di cui sarò in ogni caso sempre grata.

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La mia ballerina soffione

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La mia ballerina stampata su maglietta

Bea

A Debora, Alessandra e alle tante “Bea” che conosco

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Non l’avevano ascoltata, Bea, le avevano procurato danni, non l’avevano aiutata mai.
Mai capaci di considerarla distintamente da ciò che era “la norma”.
Lei non rientrava nella norma.
Lei era una sopravvissuta.
Col sorriso mai morto nell’anima ma gli occhi di chi non ci crede piú.
Non credeva più a nessuno.
Ormai sopravvivere era diventato il suo sistema di vita.
In qualche modo…a fatica…sbagliando e pagando ancora personalmente, ma, almeno, non permettendo più che altri facessero scempio di lei senza pagare mai.
Li ascoltava ancora…con diffidenza.
Li metteva alla prova…e puntualmente la deludevano.
Gente sintonizzata con realtà che non erano la sua e incapaci di trovare il punto di ricezione delle sue onde, vibrazioni, parole, prove.
Ciechi, sordi.
Ora lottava solo per resistere, quasi totalmente rassegnata ad una vita claudicante e dura. Riempiedosi di emozioni ma sopendo i sogni.
Sperando, in fondo, sempre, anche senza ammetterlo, di inciampare prima o poi in una speranza.

Lucia

“Se non ci fossero i miei figli…”

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Dipinto di Steve Hanks

Parlavo pochi giorni fa con una mia amica, fa l’avvocato ma il lavoro ormai è ridotto al lumicino e poco lavora anche il marito.
Mia coetanea, ha sempre fatto una vita brillante e felice, prima gli studi poi un lavoro appagante, buoni guadagni, un matrimonio felice, i viaggi, i figli…Ricordo ancora una sua frase di anni fa: “io non so come affronterei seri problemi, perché in realta’ non ne ho mai avuti “.
Ora le difficolta’ lavorative, un susseguirsi di problemi e lutti familiari e quella frase: “L’unica cosa bella sono rimasti i bambini, se non ci fossero loro…” ( una ragazzina dodicenne e un bambino di nove).
Questa frase negli ultimi tempi me la sento ripetere spessissimo da tanta gente “Se non ci fossero i miei figli…” e spessissimo la penso anche io.
In questi tempi bui, sia collettivi che personali, sempre piu’ ci si rende conto che la salvezza propria e dell’umanita’, la motivazione piu’ radicata per continuare a combattere, a cercare di risolvere, aggiustare, se possibile migliorare le cose ( si tratti di problemi di salute, economici, psicologici o quant’altro) sta nelle creature che abbiamo messo al mondo; e nel momento in cui le mettiamo al mondo, abbiamo fatto un atto di speranza, piantato un seme di fiducia nel futuro che potrebbe diventare il nostro punto di forza per il resto della vita.

Già...” Se non ci fosse mia figlia…”

Lucia

In alto, il cielo…

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In alto, il cielo...

Meglio guardare in alto,
sempre,
soprattutto quando é buio dentro.
Meglio guardare il cielo.
È sorprendente il cielo.
Regala sempre una luce
che sia una stella,
la luna, Il sole,
un fulmine, la scia di un aereo…
Se lo si guarda,
anche nelle notti dell’anima,
rammenta, costantemente,
l’esistenza di una luce,
di una speranza,
di una possibilità.

_Lucia Lorenzon

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ESSERE MADRI: “tra modelli di irraggiungibile perfezione e realtà”

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* ” Cosa sia una “buona madre” lo decidono gli altri. Il coro. Quelli che sanno sempre cosa si fa e cosa no. Cosa è giusto, saggio, utile. Quelli che dicono “è la natura, è così”: devi avere pazienza, assecondare i ritmi, provare tenerezza, dedicarti. Se ti senti affondare è perché sei inadeguata. Se i figli non vengono devi rassegnarti: non accanirti, non insistere. Si vede che non eri fatta per essere madre. Se non ne hai voluti devi avere in fondo qualcosa che non va. Se non hai nessuno vicino che voglia farne con te è perché non l’hai trovato, sei stata troppo esigente, forse troppo inquieta. Se preferisci il lavoro allora cosa pretendi. Se ti stanca sei depressa, se ti fa impazzire sei un mostro… Una cattiva madre. ”

     Io non so come si sentano davvero le tante figure di madri perfette che ci vengono proposte e raccontate dai media e dalle madri stesse.
Fatte di dedizione, abnegazione, pazienza, generosità.
Modelli impossibili cui solo l’idea di paragonarsi fa sprofondare nel senso di inadeguatezza e di colpa.
Modelli che poi fanno gridare al “mostro”, nei casi più gravi,  o al “che razza di madre” nei più lievi, a seconda che da questo modello ci si discosti solo un poco, o troppo.
E quelle che mai dovrebbero giudicare sono proprio le madri.
Perché nulla è imprevedibile come ciò che avviene dopo un concepimento.
A qualsiasi età, in qualsiasi condizione di vita.
Non si sa cosa si proverà, si pensa ad uno stato di inattaccabile felicità e invece ci si puó ritrovare a sentirti stranamente “occupate”, “invase” da qualcosa di estraneo, che non si riesce subito a sentire proprio, subito ad amare.
Orrore? No che non lo è, non si nasce madri, lo si diventa e non neccessariamente è un meccanismo automatico.
Quella nuova vita impiantata nel tuo corpo, nel tuo ventre, che di esso vive e si nutre, implica un processo di accettazione fisica e psicologica, che non sempre avviene subito. A volte avviene nel corso della gravidanza, a volte dopo la nascita,  a volte il rifiuto è talmente imprevisto, e devastante, da spingere all’aborto donne che hanno concepito i loro figli volendolo fare, all’interno di una relazione stabile, e non si sarebbero mai aspettate la sconosciuta, profonda, incoercibile, reazione di rifiuto.
Poi la gravidanza…e il sogno di nove mesi felici spesso rimane, appunto, un sogno.
Fulgide e bellissime mamme che girano per giornali e tv sono esempi falsati, edulcorati, “costruiti”.
La realtà può essere terribilmente diversa.
Mesi di nausee incoercibili, aumenti smisurati di peso, smagliature, diabete, pressione alta, problemi circolatori, stitichezza, emorroidi, dolori alla schiena …per citare ciò che può essere considerato piu’ ” lieve”, e senza parlare di madri che passano nove mesi a letto, delle tante che perdono i figli nelle più varie età gestazionali, delle gestosi gravidiche, dei mille gravissimi problemi cui si puo’ incorrere, durante e dopo la gestazione, e in cui può incorrere la vita che si porta in grembo.
La magia di una creatura umana che si muove dentro di sé non ha nemmeno parole per essere raccontata, ma a volte la magia si intercala a momenti d’incubo, a inconfessabili “chi me l’ha fatto fare?” a vortici di paure che si tengono nascoste dentro, seppellite, perché si può e si deve solo manifestare gioia, solo ciò che è “accettabile”.
E si partorisce.
Si possono fare tutti i corsi pre-parto del mondo, leggere tutto il leggibile, ma nulla ci dirà davvero come andrà il parto, che sia naturale o cesareo, solo vivendolo sì capirà  il dolore, la paura, lo smarrimento, l’onnipotenza, la felicità.
Ci si potrà sentire sole, anche assistite da mille attenzioni, o fortissim,e anche se, invece, si è  realmente sole in una sala operatoria, un attimo prima che ti taglino il ventre.
Un’incognita con un unica certezza: si diventa madri, e lo si sará per sempre.
Come si riuscirá ad esserlo? Anche qui interverranno mille fattori che non si potevano prevedere.
Dalla propria reazione, a quella che è la ciclopica impresa di gestire un neonato, alla reazione di chi si ha accanto, o al fatto che accanto non si ha proprio nessuno.
Ogni giorno è un camminare in equilibrio su di un filo, e ci si prova a far quadrare tutto, a far fronte a ciò che non si sapeva sarebbe avvenuto, alla malinconia che può diventare depressione, alle critiche costanti, alla nuova immagine di sé con cui si deve fare i conti.
E a volte i conti non quadrano, non tornano.
I soldi non bastano, il sonno non basta, il tempo non basta.
Ci si prova, ognuna come può, scendendo a patti con i limiti che si conoscevano e con limiti nuovi, ma anche con risorse e forze inattese
Si prova e si sbaglia, sperando di fare nel miglior modo possibile, cercando di perdonarsi, di essere tolleranti anche, e soprattutto, con sé stesse, puntando sull’amore, se altri punti di riferimento vacillano.
Sperando che, quel nuovo essere umano che si è messo al mondo lo senta che lo ami, lo senta anche se si è stravolte da mille problemi e sembra di non farcela mai.
Si prova, tra successi e cadute, tra fiumi di lacrime e impagabili felicità, e senza sapere assolutamente come andrà.

* ” Una madre lo sa di quanti siano i modi di essere madre, o di non esserlo affatto. Di quante ombre sia pieno l’amore perfetto, quello tra madri e figli, e di quante risorse inattese.
Tanti modi così diversi e tutti senza colpa.
Dalle donne passa la vita, sempre. Dalla pancia, dalla testa, dalle mani e dai ricordi.
E una madre questo lo sa. ”

Lucia Lorenzon

* citazioni da “UNA MADRE LO SA” di Concita De Gregorio

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