Vorrei regalarti un girasole. Sono coraggiosi i girasoli, innamorati del Sole, lo cercano, sempre, anche nei giorni più scuri, quando imperversa il temporale. Chinano il capo un attimo, ma mai domi, per risollevarlo, poi, pazienti e fieri, al riapparir di quella amata luce, perché il Sole, (lo sanno i girasoli), torna, torna sempre.
Un giorno di fine estate
ho colto un mazzo di girasoli,
non più fulgenti di giallo,
ma stropicciati d’ autunno:
ambrati, arancioni, bruni.
Ho colto un mazzo di girasoli,
stanchi e felici d’amore,
dopo mesi col viso baciato
per ore ed ore dal sole;
ostinatamente volti a cercarlo,
perdutamente innamorati.
Li ho colti coi segni della passione
consumata,
narranti un’esausta gioia.
Abbandonano ora, grati, il capo,
rugosi,
aspettando la prossima estate.
Là li ritroveremo belli, alti e fieri.
Eternamente fedeli al loro Sole.
Ho colto un mazzo di girasoli
che narrano la loro storia d’ amore
che non potrà aver fine.
Li ho colti per te.
Sei
In ogni passo
In ogni respiro
In ogni lacrima
Sei l’alito caldo del vento
E l’impero del sole
La fresca carezza
Della luna
Il rosso lieve e prezioso
Dei papaveri
Che tremano.
Sei ovunque sia la bellezza,
Anche nel viso
_E nello stesso azzurro_
Degli occhi
Di una figlia non tua.
Sei l’Amore.
Cerco ovunque
Il suono magico
Della voce tua
Nel coro delle cicale
Felici del torrido sole
Nel gentile
Canto notturno dei grilli
Che preferiscono
_Timidi_
Il buio.
Nel cinguettio
_All’alba_
Degli uccellini
che salutano la luce.
Nei tuoni improvvisi
Dei temporali estivi
Nello scroscio furente
Della loro acqua.
Cerco la tua voce
E non la trovo.
Forse sei
_alfine_
Nel silenzio,
Nel baluginio gentile
Di una solitaria lucciola.
Percorro col mio dito sottile Le linee d’espessione Del tuo volto. Tracce d’amore Baci Di vento Di freddo Di sole. Tracce del tempo Di una vita felice Prima di me _Senza di me_ Ma cerco Il sorgere di un tratto Che parlerà di noi.
E mi volgo a te Mio amato E ti vedo risplendere, Non più sbiadito Da un cielo sporco. Finalmente Forte della tua bellezza Con la tua energia Ci avvolgi Per insegnare al mondo Come possederti, Ma io più di tutti Del tu amore vivo Perché nessuno Sa amarti Perché nessuno brama il tuo bacio Perché nessuno Cerca il tuo sguardo Più di un girasole.
"Maternità" foto di Leo Taverna, modificata da Lucia Lorenzon
Stella Cara
Sono entrata in ospedale una domenica di primo pomeriggio e il giorno dopo, con un cesareo programmato, saresti nata tu. Era il 6 giugno 2010 e quella notte fra il 6 e il 7 giugno 2010, in ospedale, era una notte calda, proprio calda, piena di zanzare, sono stata collocata in una stanza di ”fortuna”, normalmente adibita a day hospital, perché nel reparto di ostetricia non c’era neanche un posto, una stanza senza neppure un bagno interno; altre tre donne nella mia camera, avrebbero partorito, naturalmente, nel corso della notte. C’erano loro, i loro piccoli appena nati, i loro mariti e c’eravamo Io e Te, Sole. Il mattino mi aspettava il cesareo, con anestesia generale, non avrei potuto vederti subito, e la cosa mi faceva soffrire, anche perché non ci sarebbe stato lo sguardo emozionato di un papà a vederti ed accoglierti in questo mondo, in vece mia. Sole, Io e Te. Eppure…è stata la notte più bella della mia vita,una magia irripetibile. Stella, tu, dentro di me, non stavi ferma un attimo e io, con la mano appoggiata sul pancione, a parlarti, a dirti ”fra poco ci vediamo,Tata, fra poco ci vediamo…” Eravamo ancora una cosa sola, ed eravamo un Mondo… La notte della mia vita l’ho condivisa solo con Te, ma, Amore mio, che notte!!! Spero di trovare le parole, un giorno, per raccontartela…O magari basteranno queste.
La tua mamma
Questa canzone, fin da subito, fin da quando ancora non sapevo se avrei proseguito la gravidanza, e, poi, lungo tutti i nove mesi di essa, è stata la nostra colonna sonora. Infinite volte sentita:
Meglio guardare in alto, sempre, soprattutto quando é buio dentro. Meglio guardare il cielo. È sorprendente il cielo. Regala sempre una luce che sia una stella, la luna, Il sole, un fulmine, la scia di un aereo… Se lo si guarda, anche nelle notti dell’anima, rammenta, costantemente, l’esistenza di una luce, di una speranza, di una possibilità.