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Come una viola

Una viola, le era piaciuto sentirsi paragonare ad una viola, ci si ritrovava; ma non a una di quelle violette che si vedono, splendide e numerosissime sui prati di montagna. No, lei non poteva essere così, non poteva stare in mezzo a tante, ad allegri pettegolezzi raccontati al vento fresco, a quel piccolo profumato esercito che invadeva il verde dei prati.
Lei era una creatura solitaria, nascosta e inattesa. Destinata ad occhi segreti, a passi attenti. La vedevi spuntare tra le crepe di un selciato duro, tra le rocce di un muretto, in un giardino di sassi; non le erano state destinate facili vie verso il sole. Eccola lì, solitaria, timida, eppure così sfacciatamente coraggiosa. Nasceva per essere vista da pochi, raccolta da mani delicate che la guardavano come si guarda un regalo inatteso, il segno di qualcosa di bello; racchiusa tra le pagine di un libro amato ad attraversare il tempo, o offerta ad una bimba per farle chiudere gli occhi ed innamorarsi di quel profumo. Eccola, lei era una tenerezza, una coccola lieve, una pennellata di ardito colore, un “oh” di sorpresa.
Lei era così.
Potevi non vederla mai.
Ma chi la sapeva vedere non la poteva più dimenticare.

Lucia Lorenzon, 11 febbraio 2018