Buon Compleanno zia, ovunque tu sia.

Avresti compiuto 91 anni in questi giorni, zia, invece son cinque anni che non ci sei piú.
Sei morta ad una età tutto sommato ragguardevole, ma considerato che i tuoi otto, fra fratelli e sorelle, sono ancora tutti vivi, la più giovane ha 80 anni, la più vecchia 94, e stan tutti piuttosto bene, sei stata persino sfortunata.
Unica “zitella” o “tosa vecia” come ogni tanto si dice da queste parti. La “tosa” é la donna che non si è sposata, rimasta come una ragazza (“tosa”, appunto) e tu in fondo ne andavi in qualche modo fiera. Troppo moderna, troppo “avanti” troppo indipendente, amante della lettura, nonostante non avessi nemmeno finito le elementari, priva di qualsiasi bigottismo, tormentata da un’ anima ansiosa che ogni tanto ti portava a quegli “esaurimenti”, come li chiamavi tu, che altro non erano che depressione, in cui, a periodi, sei incorsa tutta la vita.
Ti han corteggiata ben oltre i tuoi 40 anni ma tu scherzando, già anziana, mi dicevi “pensa ora, fossi sposata, dovrei far la badante a un vecchio”. Sei stata tanti anni emigrante in Svizzera, ci fossi rimasta avresti avuto una vita economicamente più facile, lavorativamente più sicura, ma quando tutti i tuoi fratelli e sorelle, sposatisi, se ne andarono di casa ti sentisti in dovere di tornare ad occuparti dei tuoi vecchi genitori e con nonna ci sei vissuta fino alla sua morte, bisticciandoci sempre, perché, in fondo vi somigliavate.
Le nostre vite si sono avvicinate di più verso i miei 35 anni. Di nipoti ne avevi tanti, ben ventidue, io ero la penultima nata fra loro, ma soprattutto ero l’unica che non era sposata.
Nonostante le epoche ben diverse in cui ci siamo trovate single pure io ero, a 35 anni, nel nostro micropaese, quasi una eccezione (e lo sono rimasta, in modo ben più “sfrontato”) e tu un poco devi esserti rivista in questa nipote così diversa da tutti gli altri tuoi, così problematica, così solitaria, ma soprattutto hai colto la mia disponibilità e il mio affetto sincero verso di te. Con gli anni muoverti con i mezzi pubblici ti stava diventando difficile. E hai cominciato a chiedermi di portarmi a trovare le tue sorelle, o a fare la spesa, o una visita medica. Non mancavi mai di pagarmi la benzina e aggiungerci qualcosa sopra “sono sola, ci mancherebbe che non do qualcosa a te che mi aiuti”.
La mia presenza col tempo si è fatta sempre più frequente…il diabete di cui soffrivi da decenni ti stava creando grosse problematiche e muoversi diventava più arduo. I problemi di salute sempre di più. E alla fine ero da te ogni giorno. A farti un massaggio ai piedi per mantenere la circolazione, perchè la pelle fosse sempre idratata e non a rischio di screpolature, pericolosissime per i piedi dei diabetici, e poi, dopo una breve pausa con ritorno da una casa di riposo per autosufficienti, in cui ti eri davvero smarrita nonostante l’avessi voluta tu, a portarti da mangiare, le medicine, la spesa. Ho continuato fino al nono mese di gravidanza, che tu hai accolto con un sorriso dicendo “che importa del padre, importante é che stia bene” e ripreso un mesetto dopo il mio complicato post_ partum. Hai conosciuto Stella e ne eri innamorata ma eri fisicamente sempre più in difficoltà. Sempre più. Continuavi
a viver sola ma ormai tutto era troppo complicato.
Poi una notte di novembre del 2011, alle due, una chiamata dalla zia che abitava vicino a te. Corro. Stai malissimo, non respiri, sei confusa. Chiamo l’ambulanza e la seguo. Stiamo al pronto soccorso fino alle 7 e poi ti portano in rianimazione. Non é chiaro cosa succeda. Esami sballatissimi. Lucida ma sofferente. Sono lí ogni giorno il poco tempo che danno per stare in rianimazione, con camice, copriscarpe e mascherina. Ho molti problemi di salute seguiti alla gravidanza e una bimba di un anno e mezzo di cui ti porto le foto. Non ti lascio un giorno sola. Mai.  Arrivano uno alla volta i tuoi otto fratelli…capiscono che te ne stai andando. Mi fanno tutti rabbia, ventidue cugini compresi, così sempre assenti. Comincio a sentir parlare di eredità e taccio solo per decenza. A me dei tuoi soldi non importa, e nemmeno mi importa se non ci credono. Parlo ogni sera con i medici. Alla fine si fa strada la diagnosi di leucemia, sovrapposta ad un quadro clinico già compromesso. Parli sussurrando, sembra che sia l’unica a capire ciò che dici, spesso sei sedata. Poi intubata. Riesci a scrivermi due parole su un foglio per dirmi dove trovare una cosa a casa tua.

Mi chiamano dall’ospedale l’11 dicembre. Dicono che te ne stai andando. La mattina eri ancora lucida, quando arrivo di nuovo sedata. Ti tengo la mano fino a che il monitor non si zittisce. Il tuo cuore si ferma.

Mi presentavi a tutti come “il mio Angelo”, ora  in qualche modo spero tu lo sia per me, per Stella.


Buon compleanno zia Maria!

Ti ho amata tanto.

Lucia

P.s.
Ti regalavo sempre un vaso di ciclamini. Li amavi rossi. Spero ci siano dove sei.

11 thoughts on “Buon Compleanno zia, ovunque tu sia.

  1. “È bello immaginare che i morti, nel loro misterioso pellegrinaggio, riescano in qualche modo ad arrivere in cielo e che il tremolio degli astri sia il messaggio che ci mandano per dirci che si ricordano di noi”. Grazie per le emozioni che ci regali Lucia

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