A te, papà, che padre non hai saputo essere.

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Una festa che non mi è mai appartenuta.
Orfana di un giorno che sarebbe dovuto essere, anche per me, di festeggiamenti per il mio papà. Ma mio padre è sempre stato “papà” solo di nome. O almeno dopo i primissimi  anni della mia vita si è perso nelle nebbie di uno stato depressivo prima, dell’alcolismo poi. Lontano, lontanissimo… mi giungevano solo le sue grida quotidiane e insensate, scaturite dai più futili motivi contro di me bambina, ragazzina, ragazza e contro mia madre.
Mi giungeva la derisione di cuginetti e amici, che sanno essere impietosi come solo i bambini riescono.
Sentivo la paura di stare sola con lui fin da bambina, ma, già ventenne, vivevo  il terrore di salire in auto, quando veniva a prendermi alla fermata dell’autobus di ritorno dall’università ,e guidava zigzagando.
L’uomo che più dovrebbe dare sicurezza al mondo, il primo amore di una bambina, era così.
Nessun dialogo, nessuna comprensione, mai una carezza, un abbraccio, un:  “tranquilla c’è papà .
Non ho un solo ricordo felice, sereno, se non perso in un’ infanzia lontanissima, troppo lontana e breve per avere un peso e cancellare la voragine della tua presenza/assenza.
Perché certe presenze fanno più male delle assenze vere e proprie, papà.
E io ci ho sperato sai, che sparissi dalla mia vita, che mamma si separasse, credo persino di aver sperato che morissi.
Troppo dolore. Era meglio non ci fossi.
Sei cambiato. Hai smesso di bere, ma non ci siamo mai più trovati.
Io sono sopravvissuta al male che mi hai fatto e in qualche modo sarei riuscita a perdonarti, grata soprattutto per il tuo essere splendido nonno per la mia bambina senza padre. (E non credo sia un caso abbia sbagliato tanto clamorosamente le mie relazioni con gli uomini, probabilmente alla ricerca di un amore che non poteva sostituire il tuo )
Potrei perdonarti, dicevo, ma tu insisti nel parlare di me come di “quell’altra”  di deridermi per stupidaggini, e considerarmi senza nessuna stima. Tu non sai nemmeno dirmi “buonanotte”, papà.
E ora che hai 83 anni e capita, capiterà magari più spesso,  che tu abbia bisogno di questa figlia “aliena”, in qualche modo ci sarò. Per dovere, e per un amore deluso e sconfitto.
Domani ti dirò “tanti auguri” senza crederci davvero.
E avrai gli auguri di tua nipote, mia figlia, che ami tanto, dimenticandoti che è mia, e che tanto mi somiglia esteticamente e caratterialmente.
Avrai il suo lavoretto e i suoi occhi felici.
E sarà molto papà.
I miei non li hai resi felici mai.

Lucia.

P.s Auguri a tutti i papà degni di tale nome.
Ai padri adottivi, a chi fa da padre ai figli delle proprie compagne, a chi il proprio figlio lo ha perso, a chi padre avrebbe tanto voluto essere e non ha potuto, a chi viene impedito di vedere i propri figli, ai papà che non ci sono più.
Auguri ai tanti meravigliosi padri che ho conosciuto e conosco.
E mi permetto gli auguri anche ad uno che non ho conosciuto, che non c’è più da tanto, ma che vive nei racconti e nel cuore del proprio figlio avvolto da un amore che rende vivida l’idea di quanto sia stato un grande padre.
Scelgo quindi lui simbolicamente per i miei auguri ai papà “veri” :

“Buona festa del papà, Emilio, sarebbe stato un onore conoscerla.”

46 thoughts on “A te, papà, che padre non hai saputo essere.

  1. Bellissime parole, cariche di delusione e tristezza. Come posso capirti purtroppo, i miei divorziati ormai da 16 lunghi anni e non è mai stato presente come un padre dovrebbe fare. Un padre non presente e sempre scocciato per un qualsiasi favore chiesto. Un padre non padre. Un dolore che non passerà mai.

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  2. Sai Lucia, io penso che ora, tuo padre, guarito dall’alcolismo, ti tratti in questa maniera per la vergogna di quello che è stato, perché sa che tu non hai dimenticato e mai dimenticherai.
    Dedicarsi a Stella ed amarla è il suo modo per farsi perdonare.

    Sì, è vero ci sono uomini che hanno saputo essere padri eccezionali, come il Signor Emilio che avresti voluto conoscere, come il mio, che ha mi ha dedicato la sua esistenza.
    Ad essi va il nostro ringraziamento e ai più “deboli” ai “meno coraggiosi” va la nostra comprensione,
    Anche se immagino non sia facile.
    Un abbraccio. ❤

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    • No, non è facile, se non quasi impossibile, per chi gli sbagli di questi padri deboli e poco coraggiosi li paga sulla propria pelle, ma concordo con la tua lettura, soprattutto so che Stella è per lui una sorta di “riscatto”, come dicevo nel commento a Mirna, la sua seconda occasione di amare e di essere amato.
      Auguri al tuo papà eccezionale.
      Buona giornata cara ❤

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  3. Non so come commentare tutto questo… Sei stata sincera, e in queste righe si leggono tutte le emozioni possibili… mi dispiace per quel dolore che hai descritto, è una sofferenza che nessuno merita di provare… ma purtroppo non è facile nemmeno essere padri, e a volte succede che i padri si arrendano a non esserlo e basta… Ma sei sicuramente una persona forte e una persona che sa amare 🙂

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  4. Tu vuoi bene a tuo papà.
    Se non gli volessi bene non ne parleresti, non lo considereresti, lo avresti dimenticato.
    Mi spiace che lui non abbia saputo amarti come meriti, forse ora cerca di recuperare facendo il bravo nonno.
    Un abbraccio.

    Andrea alias K!

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      • Andrea…Intanto grazie, ma questo mio modo d’essere, che tu cogli, ed è, sì, parte della mia indole e del mio modo d’essere non riesco a riservarlo a mio padre (né a mia madre), se non in situazioni di emergenza. Io che non porto rancore a nessuno ho delle forme di rancore nei loro confronti che non ho mai superato del tutto, né so se mai ci riuscirò, pur nella consapevolezza che danneggiano soprattutto me.
        Un abbraccio. Buona serata

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      • Anch’io ho sempre avuto un rapporto molto conflittuale con mia madre.
        Solo la sua recente grave malattia ci ha avvicinati, e certamente sono stato io a soffrire per le nostre reciproche ostilità, lei non si è mai mossa di un millimetro per venirmi incontro.

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