Cara me,
Ma cara perché?
Che dovrei amare di te, ragazza invecchiata, coi tuoi polverosi sogni ancora addosso?
La tua atavica, infantile, mai colmata, fame d’amore?
Le tue adolescenziali paure di non accettazione?
Il tuo essere diversa senza mai cedere al compromesso, se non per un uomo sbagliato?
Che dovrei amare mai di te?
L’indefessa fiducia nell’amore che ti veniva giurato o nell’amore che credevi dovuto?
O la perenne sfiducia a in te stessa?
Il tuo corpo maltrattato e furiosamente dolente, che si è vendicato mantenedosi esteriormente nel tempo, alla faccia del tempo?
Per la tua dolorosa, nociva, incapacità di perdonare tua madre?
Per tutte le scelte rimandate o mai fatte?
No…Non per questo.
Ma un poco t’amo.
Ti amo per la malinconica dolcezza che alberga nei tuoi occhi, ti amo per l’empatia verso coloro che soffrono, ti amo per la tenerezza e dedizione con cui hai amato persone anziane, ti amo per l’ingenua, spesso mal riposta, fiducia nel prossimo.
Ti amo per il coraggio di proseguire, controvento, di resistere, sperando che la vita ti conceda almeno un armistizio, ché la pace non te l’ha concessa mai, dacché sei nata.
Ti amo, sopra ogni cosa, perché la più importante, solitaria, straziante, rischiosa decisione dell’intera tua vita l’hai fatta, l’hai fatta pagando più di quanto meritassi.
E che un giorno tu possa, alfine, fare a te stessa una carezza.
Tua, Lucia
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